Le persone con disabilitá possono fare escursioni in montagna? Non so se a qualcuno è mai sorta come domanda, me la sono posta forse un anno fa ed è rimasta senza risposta fino ad oggi. La risposta è si e vi racconterò come l’ho scoperta. Peppe Ardente arriva accogliendomi con grande entusiasmo nel paese di Lama dei Peligni (Chieti, Abruzzo) dove a breve si terrà il corso del progetto montagne senza barriere. Chiedo a Peppe da dove nasce questo progetto e capisco subito che nasce da una questione di cuore. Con estrema commozione mi dice che la moglie di un amico con distrofia muscolare aveva espresso il desiderio di salire in alta quota presso un rifugio in zona. Da lì si è attivata la macchina, siamo nel 2011, ma che si concretizza effettivamente come grande progetto negli ultimi mesi con la vincita di un fondo a livello ministeriale.
Arriva il momento del corso che si divide in tre fasi, teorica e pratica (montaggio joëlette e simulazione di utilizzo). Tutti i volontari dell’associazione sono entusiasti e sanno comunicarci con grande emozione la loro esperienza diretta di aver portato persone con disabilitá dove mai avrebbero potuto. Ci sono bambini con disabilitá che sono affezionatissimi e assidui frequentatori tanto che non vorrebbero mai scendere, c’è chi, non vedente sorride e si lascia andare al tocco delle foglie lungo la via di un sentiero, o persone anziane che dopo 30 anni rimettono piede in un bosco, o chi riesce a salire sulla cima del bellissimo castello di Roccascalegna.
La parte teorica focalizza l’attenzione su concetti come integrazione, inclusione, empatia, fiducia.
Ci viene mostrata un’immagine emblematica della differenza tra integrazione e inclusione che parecchi avranno già visto.
La prima mette in risalto le differenze con un risultato veramente poco inclusivo a partire da un concetto di uguaglianza che penalizza, mentre la seconda evidenzia l’uguaglianza con un risultato inclusivo a partire dal concetto di differenza come valore.
A proposito invece dell’empatia ci spiegano essere una capacità indispensabile per poter operare serenamente durante l’accompagnamento della persona con disabilità per sentire efficacemente i suoi stati d’animo e attivarci per far vivere la miglior esperienza possibile. Infine la fiducia da costruire insieme sia verso eventuali genitori sia nei confronti della persona con disabilità rassicurando e comunicando sempre ciò che si andrà a fare serenamente.
Ci dicono che le persone con disabilitá regalano sempre più di quanto possiamo mai immaginare e che la stanchezza non la senti mai durante la passeggiata insieme, forse dopo, a casa ma è una stanchezza dolce. C’è un grandissimo lavoro di squadra durante l’utilizzo della joëlette che ho utilizzato sia come accompagnatore che come accompagnato. Non mi aspettavo un’emozione così forte nel sentirmi accompagnare dagli altri, esiste una ricerca attenta per mantenere l’equilibrio giusto perché la persona trasportata sia sempre a suo agio e nessuno si affatichi.
Ci hanno spiegato poi nel dettaglio le due tipologie di joëlette e il loro montaggio e smontaggio in sicurezza.
Ogni uscita, ci dicono, è sempre una festa, sarà che rendere possibile l’impossibile” mettendosi al servizio dell’altro in uno scambio unico ha davvero il risultato di farci fare tutti un piccolo salto verso un senso di unione, comunità e inclusione.
Ad oggi dai primi tre corsi effettuati sono stati formati circa 90 volontari accompagnatori tra i quali ci sono io e vi racconterò nei prossimi mesi l’esperienza diretta su campo che prevede 7 tappe da Maggio a Ottobre con i convegni di apertura (sabato 11 Maggio) e di chiusura il (sabato 9 Novembre) a Montesilvano. Ci sono state consegnate le magliette ufficiali e abbiamo fatto la foto di rito con un insolito cheese (madagascar) che ci ha fatto uscire molto sorridenti.
Un’esperienza bellissima che mi lascia arricchita di un pezzo di umanità in più.
Continuiamo a conoscere, inventare, diffondere e costruire realtà inclusive attraverso esperienze, percorsi e strumenti che rendano davvero accessibile a tutti una vita sempre più piena.
Gaia Gabriele.