Ecco le nostre paladine Myriam e Francy che ci raccontano della loro vacanza a Chiavari, in provincia di Genova.
È conclusa da poco la maturità. C’è bisogno di una bella vacanza per rilassarsi e non pensare più a nulla. Inizia a fare molto caldo. Credo che andrò al mare, in Liguria dove abitano i miei zii. Una veloce telefonata alla mia migliore amica:
– “Hey Francy ci vieni con me quattro giorni a Chiavari al mare?”
– “Io? Ma sono disabile come si fa?”
– “Ti fidi di me? Io ti porterei anche sulla luna. Tu non preoccuparti. Se mi aiuti la vacanza ce la facciamo insieme e non sarà solo fatica.“
– “Ok se i miei mi lasciano…”
– “Passameli dai!”
-“Salve, vorrei andare in Liguria con Francesca al mare. Dormiamo in una pensione delle suore e ci sono i miei zii se abbiamo bisogno di aiuto. Chiavari è abbastanza accessibile. Ci andiamo in treno. Penso a tutto io, c’è l’assistenza per i disabili.”
-“Sono un po’ perplessa. Ma so che ci sei tu insieme a lei e di te noi ci fidiamo. Potete partire a Chiavari. Le farà bene guadagnarsi un po’ di autonomia.“
Evvai! Si parte!! Prenoto in una pensione gestita dalle suore che conosco già, una bella stanzetta col bagno accessibile.
Chiamo gli zii, dormiremo una notte da loro e le altre tre notti dalle suore. Contatto l’assistenza disabili della stazione centrale. Trenitalia sembra offrire un buon servizio per i disabili ma bisogna sempre essere sul campo e vedere coi propri occhi per esserne certi. Vado sul sito delle ferrovie italiane, inserisco data e ora in cui vorrei partire e tornare e verifico se il treno è uno di quegli che hanno il posto per i disabili. Eccolo la! Il solito simbolo dell’omino stilizzato. Come se tutte le disabilità si riducessero a un omino in sedia a rotelle. Annoto orario, data e numero del treno, sia quello di andata che di ritorno.
Qualche giorno dopo passo da Francesca, prendo carta d’identità e certificato di invalidità e vado in stazione. Gli addetti del servizio disabili registrano i dati di Francy e poi mi dicono che l’appuntamento è mezz’ora prima della partenza davanti alla Farmacia della stazione. Pensano a tutto loro. Con un carrello elevatore elettrico metteranno Francesca sul treno, poi c’è un posto per disabili dove sarà direttamente piazzata con la sua carrozzina. Il servizio assistenza disabili non si paga. E si paga un biglietto solo anziché due. Mi arrivano i due sms di conferma di Trenitalia, con orario data numero treno e servizio assistenza confermato.
Durante il viaggio si chiacchiera. Si mangiucchia qualche cosa. Si ammira il paesaggio ligure. Colline, mare cristallino, casette tutte colorate. Ho un po’ di nausea. Penso al mio carissimo amico Antonio che dovrà farsi tra meno di un mese 12 ore di furgoncino per raggiungere la Calabria e che respira grazie ad un ventilatore polmonare. La nausea mi passa immediatamente. Intanto siamo quasi arrivati.
Scarichiamo le valigie. Parlo con la superiora, mi consegna le chiavi. La stanza è al piano terra, niente più scale! Francesca non riesce a contenersi, è troppo felice. Il bagno è un sogno. Un bagno per disabili. Per Francesca è una cosa fantastica. Se l’ambiente è accessibile lei è più autonoma. A casa ha un bagno normale. Per tutta la vacanza Fra andrà in bagno da sola e si farà la doccia da sola. Sembra niente, ma è un pezzo non indifferente di libertà.
Dopo cena facciamo una passeggiata sul lungo mare. C’è un sottopasso con una discesa un po’ ripida e un solito marciapiede un po’ scassato, spingo Francy e lei si frena con le mani. Lungo mare…col tramonto. Scopriamo con molta meraviglia che lì a due minuti da dove dormiamo c’è una spiaggia accessibile! Questo è davvero grandioso. Si paga, ma il servizio è molto meritevole. Specialmente per noi due. Francesca sa che io non posso aiutarla in tutto e che in spiaggia se non c’è qualcuno che ci aiuta è anche un po’ pericoloso. Questo posto fa al caso nostro. Domani tutto il giorno al mare! Il cartello riporta le seguenti informazioni:
“Questi bagni dispongono di ascensore per chi ne avesse la necessità che permette l’accesso alla spiaggia. Carrozzine galleggianti per fare il bagno. Salvagenti adatti a disabili. Comode pedane con facile accesso anche con la propria carrozzina”
Chiavari è una città molto accessibile. È proprio pratica da girare in sedia a rotelle. Fra e io siamo meravigliate dalle quantità di discese e rampe per disabili che ci sono. Ovunque ci siano scale, a fianco c’è sempre una rampa per anziani, disabili e passeggini. Francy infatti si spinge da sola e io al suo fianco chiacchiero e scherzo. Pensare che di solito il disabile s’informa sulle barriere architettoniche ma poi è già certo di trovarne! Le vacanze sono sempre un grande punto interrogativo. Specialmente se vai in posti che non conosci.
La giornata in spiaggia è trascorsa davvero bene. Ogni qualvolta si aveva voglia di fare il bagno, il bagnino metteva Francesca su una sedia a rotelle galleggiante e poi la portava in mare. Anche per uscire dal mare funzionava allo stesso modo. In questo modo ne io ne lei abbiamo fatto fatica. Ci siamo solo divertite e abbronzate! Come è normale che succeda in vacanza. E come è normale che accada anche se vai in vacanza con un’amica disabile. Perché e non mi stancherò mai di dirlo, nella disabilità deve esserci sempre spazio per il sorriso!
Peccato che domani si riparta di già. Oggi facciamo un giretto per la città. In ogni negozio c’è praticamente il simbolo del disabile con scritto accessibile e se non è accessibile c’è scritto “suonare qui”, per farsi aiutare ad entrare. Il disabile non è escluso da shopping, locali, bar e supermarket! Finalmente! Visitiamo qualche chiesa. Tutte accessibili. Nessun intoppo. Marciapiedi perfettamente accessibili, con discesa per attraversare la strada. Francesca osserva con una battuta adatta alla situazione:
“A Milano invece sai quando sali ma non sai mai quando e se scenderai dal marciapiede…”
Giovedì mattina. Bagagli sistemati. Sta mattina decidiamo di andare a visitare il parco botanico. Prendiamo l’ascensore per evitare di passare dalla scale. Davanti alla biglietteria chiediamo informazioni.
-“Si si è accessibile. Solo si passa per di qui, invece di fare quei gradini. Voi non pagate. Prego e buona visita”
Già il non pagate è una presa in giro dato che il costo è di 1 euro. Un caldo terribile. Discese ripide, piene di buche, stradine sconnesse, sassolini. Inizia un’avventura. Francesca è già abbastanza tesa:
-“Certo per loro accessibile significa solo che non ci sono scale! Io mica volo! Questa carrozzina va spinta e se ci sono delle buche così come caspita si fa? Ah guarda Myriam appena torniamo alla biglietteria mi sentono.”
Non ci perdiamo d’animo. Spingo con tutta la mia energia. Sudo. Francesca spinge con le sue braccia per aiutarmi, siamo distrutte. Davanti a noi una salita enorme. Non c’è altra via. Da un balcone che da sul parco una Signora ci incoraggia:
-“Dai dai non mollate. Forza! Attenzione li c’è una buca. Ancora due metri e potete fermarvi un attimo perché è piano poi.”
Arriviamo in cima e…già molto alterate scopriamo un cartello col simbolo del disabile e la freccia che porta però dritta a delle scale!! Assurdo!!! Intorno solo la discesa ripida, ovvero la salita che avevamo appena fatto e scale, scale, scale! Panico. Bloccate. L’unica soluzione è rifare lo stesso percorso all’indietro. È pericoloso. La sedia a rotelle può capottarsi da un momento all’altro. Francesca frena con le sue braccia le ruote e con la massima cautela scendiamo. A volte la carrozzina prende il sopravvento e perdiamo il controllo. Francesca è arrabbiatissima.
-“Io devo capire come gli è saltato in mente di dirci che era ACCESSIBILE! Un parco con tutte queste scale come diavolo può essere accessibile? È un enigma. Quella della biglietteria mi sente dopo, perché questo parco non è agibile per niente. Come minimo me la mangio viva. Ci mettono proprio degli handicappati a lavorare in questi posti! ”
-“Hai perfettamente ragione Fra. Il bello è che ho chiesto se c’erano scale e mi ha risposto che non ce n’erano. È pazzesco. Usciamo di qui alla svelta che sono alquanto alterata. Ai! Abbiamo urtato di nuovo contro un sasso! Smuovi la sedia Francy…”
Ascensore e via! Arrivederci parco odioso e ingannevole! Al pomeriggio stremate dalla fatica della mattina, ci riposiamo.
Si parte. Ritorno a Milano. In stazione con gli zii che vengono con noi sino a Genova. Gli addetti all’assistenza disabili arrivano. Portano Fra al binario. Quando il treno sta per arrivare la caricano sul carrello elevatore, manuale. Viene alzata ad altezza treno. Passa dentro il treno ma…l’hanno fatta entrare dal lato sbagliato, non passa tra le file di sedili. E il posto disabile è in fondo alla carrozza. Di nuovo sul carrello elevatore. Si entra dal lato giusto. Salutiamo. Lego la sedia a rotelle con una cintura. Due ore e mezza e di nuovo a Milano. Proprio un bel panorama. Il servizio è stato davvero efficace. Sono sbalordita. C’è l’intoppo però. Non funziona mica per tutte le stazioni. Se un disabile abita in un paesino piccolo è fregato. Funziona solo per le linee più importanti.
Arrivate a Milano. Che esperienza stupenda. È stata una bella avventura. Faticosa alle volte, ma emozionante. Il carrello elevatore elettrico fa il suo mestiere. Siamo sul binario. Siamo proprio arrivate! E qui già si capisce che siamo a Milano. Il nastro trasportatore che scende, non è accessibile alle carrozzine perché non ci passano. Nastri trasportatori ovunque o scale. Nemmeno l’ombra di un cartello che indichi l’ascensore. Chiedo a un addetto in mezzo alla totale confusione.
-“Si in fondo alla stazione, nella sala d’attesa alla sua sinistra ma deve farselo aprire”
Ah si sente che siamo tornate a Milano. Che nervi. Finalmente troviamo l’ascensore.
” D’estate le spiagge dovrebbero pululare di giovani disabili che ridono e nuotano coi loro amici normodotati. ”
Myriam
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