Un nostro lettore di Livorno mi ha scritto questa e-mail che vi faccio leggere:
Ciao Maximiliano, sono Diego Cerina l’Editore di Livorno. Ti scrivo perchè ho visto che hai parlato della tua esperienza nella provincia di Livorno. Una realtà molto frammentaria nella cultura della ricettività e dell’accoglienza, forse anche perchè sussiste ancora oggi molta improvvisazione da parte del privato mente le istituzioni spesso rimangono a guardare assecondando questa mentalità. Non mi meraviglio se il turismo a Livorno e provincia non va bene, come potrebbe altrimenti in una città dove il turista è quasi percepito come un disturbo e un elemento estraneo?
Personalmente mi sto occupando della vivibilità della città, ma di questo avevo già accennato in un commento sull’autonomia. I trasporti pubblici, la viabilità e i percorsi da rendere agibili o da mettere in sicurezza per quanto riguarda la mobilità urbana, oltre all’abbattimento delle barriere architettoniche il cui completamento dovrebbe avvenire entro il 2015. E nel frattempo? Senza contare che ci sono zone periferiche che sono state escluse dal piano di risanamento (eppure sono zone turistiche e quindi molto frequentate), la logica con cui è stato fatto il piano quinquennale di abbattimento delle barriere architettoniche non tiene conto delle priorità nè dell’urgenza, cosa che sto cercando di inserire all’interno dei piani di intervento. La cosa positiva è che è stata chiesta la partecipazione dei cittadini nella raccolta del materiale fotografico che documenti le singole situazioni. Ma Livorno è una città tosta, è difficile far ragionare più cervelli allo stesso modo quando ognuno sembra tirare l’acqua al proprio mulino. Speriamo di fronte all’obbiettività di smuovere le cose, ma spesso i progetti migliori naufragano risultando essere meravigliose cattedrali nel deserto. Ciò che serve è sempre la partecipazione, perchè più voci si fanno sentire meglio di una. Ma questa volta sono molto ottimista.
Ti ho allegato qui il pdf (di cui consiglio la visione con il Reader a pagine affiancate a schermo intero) del primo numero della rivista che dirigo e che l’A.N.M.I.C. di Livorno fa stampare. Nell’editoriale iniziale a pagina 3 spiego la filosofia di fondo di un progetto di questo genere che fa affidamento esclusivamente sulla partecipazione, l’unica risorsa che alimenta questa pubblicazione con i suoi costi dovuti alla stampa. Ma una pubblicazione sulla disabilità che voglia parlare veramente di nuove prospettive deve parlare dalla penna di chi vive la disabilità in maniera diversa, positiva e costruttiva. Sono convinto che il contributo dei disabili sia la chiave sulla quale costruire una società più giusta, più attenta, più solidale. E che i disabili debbano rappresentare quell’esempio di coesione che mai si è visto tra le persone sino ad oggi. Del resto gettare la spugna significa perdere sicuramente, mentre invece è importante cominciare ad immaginare un percorso da fare insieme. E la pubblicazione vuole rappresentare quello spazio neutro all’interno del quale pensare le cose in maniera condivisa per creare i presupposti per qualsiasi tipo di collaborazione futura. Fammi sapere cosa ne pensi.
Questo il PDF della rivista.
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